#Greferendum – La guerra dei topi e delle rane

La Gigantomachia è la guerra mitologica tra i Giganti e gli dei dell’Olimpo per la supremazia del Cosmo. Con toni “decisamente” minori anche oggi la Grecia è di fronte a una grande sfida, caricata e pompata con aspettative epiche. Ma stavolta il conflitto non è per il potere, ma per la sopravvivenza
Se l’esito delle urne di oggi si basasse sulla quantità di materiale di propaganda messo in campo non ci sarebbe che un vincitore: passeggiando per le strade di Atene, dall’eclettico e popolare quartiere di Exarhia, sede di recuperi urbani e variopinti murales, fino a Kolonanàki, luogo chic dell’élite ateniese, dove il denaro circola più che altrove, c’è spazio solo per una parola: “OXI”, “No, non approviamo” l’accordo proposto dall’Eurogruppo lo scorso 25 Giugno.

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Non c’è salvezza, non c’è scampo. Non si può sfuggire alla furia dell’OXI. Come una delle Erinni, personificazioni femminili della vendetta, 3 sorelle nate dal sangue di Urano, rappresentate come geni alati, con la bocca spalancata nell’atto di cacciare urla terribili, la presenza dell’OXI sovrasta tutta la città ed è impossibile non vederla: sopra ogni palo della luce una bandiera a favore del “no” sventola stanca, sui muri di ogni colonna e palazzo i manifesti con tanto testo e poche immagine (che sembrano copiare la propaganda del secolo scorso) hanno preso il posto dell’intonaco. Scritte spray che inneggiano all’ “OXI” macchiano i pochi muri bianchi rimasti incredibilmente vergini fino ad oggi. Anche guardare per terra è inutile: passeggiando sui marciapiedi non puoi evitare di calpestare volantini dalla grafica povera frettolosamente stampati in questa settimana.

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Il “NAI”, entità spirituale più che fisica, come una divinità che incute poco timore, una “Demetra” qualsiasi, si intravede timida, rispettosa dei suoi spazi, educata nei modi e nelle maniere, mentre, trasformata provvisoriamente in cartellone pubblicitario, fa compagnia al pensionato che aspetta alla fermata del bus.
Già i pensionati. coloro che stanno pagando più di altri questa situazione, frutto di uno scontro tra finte divinità pagane che si ritengono entrambe intoccabili e che non risparmiano sofferenze al popolo pur di continuare la loro battaglia, in nome di un’idea, di un principio. Se giusto o sbagliato lo decideranno i vincitori.Una versione aggiornata della Batracomiomachia, la guerra dei topi e delle rane, una parodia dell’epopea eroica scritta presumibilmente da Omero.
Chissà se quel pensionato è riuscito a ritirare i suoi soldi stamani, chissà a che ora si è messo in fila per ottenere poche banconote, spesso l’unico sostentamento di un’intera famiglia, visto che la disoccupazione giovanile supera il 60%. Chissa cosa ha provato quando, guardando quelle banconote non ancora usurate dal tempo, ha visto il segno dell’euro: una prematura nostalgia o una crescente rabbia?

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Vorrei sedermi accanto a lui e chiederglielo, ma l’ostacolo della lingua è insormontabile. Purtroppo il mio greco si ferma ad alcune espressione antiche, vecchie reminescenze del sempre compianto liceo classico, che mi hanno portato a provare una stretta solidarietà con quello che rappresenta oggi la Grecia. In fondo i suoi scrittori, i suoi filosofi, i suoi personaggi storici hanno accompagnato la mia crescita, nell’era pre-internet quando si acoltava musica con i lettori cd e si suonava ancora al citofono, sviluppando un’empatia difficile da rompere. Sussurro a denti stretti “antìo”, arrivederci, all’amico pensionato e torno a casa, una casa dove non avevo mai messo piede prima di oggi, ma ormai istintivamente familiare: la collina dell’Acropoli. Ci arrivo sfruttando i mezzi pubblici, per una settimana straordinariamente gratuiti. Non solo per i cittadini ateniesi, ma anche per i cittadini del mondo, espandendo il concetto di “comunità” oltre i confini delle Μακρά Τείχη, le lunghe mura che in antichità proteggevano la città.

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Mentre cammino sulla collina di Filopappo, non solo il luogo dove si scattano le fotografie del Partenone, ma dove Pericle incitava alla Democrazia, Socrate dialogava con Platone (e si può ancora vedere la sua prigione, dove bevve la fatale cicuta), Temistocle arringava la folla, mi sono reso conto di respirare il loro stesso ossigeno. Un ossigeno che non si trova in uno schermo televisivo o in una lettura su un tablet. Un ossigeno pesante e caotico , come lo è la Storia, quella con la S maiuscola. Un ossigeno che non dona poteri divini , ma che respiro nella speranza di ottenere un minimo, un frammento, una molecola, di quella Σοφία, di sapienza, che ha generato la civiltà occidentale tramite la cultura greca, per comprendere meglio cosa sta succedendo, qual è lo spirito dei tempi.

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Perché non voglio parlare delle ragioni del sì e del no, non è mia intenzione raccontare come siamo arrivati a questo punto, partecipare alla gara per puntare il dito su chi ha sbagliato di più. Non siamo alle Olimpiadi dove si compete in maniera corretta e con regole certe e purezza di intenzioni (almeno in quelle antiche). Io sono solo un forestiero, senza presunzioni filosofiche o retoriche. Ma quel che succede oggi, a prescindere da chi vincerà questa battaglia, potrebbe avere la stessa importanza della battaglia delle Termopili, di Maratona, di Salamina. In quelle battaglie si è creato il destino dell’Europa, che poteva finire nelle mani di qualche despota asiatico.
Oggi, più di duemila anni dopo, la posta in palio è la stessa.
Ma se anche i potenti dei dell’Olimpo sconfissero i Giganti con l’aiuto di mortali, è impensabile che, a prescindere dall’esito della battaglia di oggi, la Grecia (e l’Europa) si salvi da sola. I miti non esistono, i semidio nemmeno.Dimostriamo che in questa “guerra di topi, rane e gufi” non abbiamo perso il lato umano.

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