La richiesta di stop al #2giugno dovrebbe partire dai militari stessi

Alta e partecipata la protesta per l’abolizione della parata militare del 2 Giugno. Partita dai social network, la richiesta di sospendere la sfilata di carri armati, soldati e altre forze armate non ha avuto la benedizione del Presidente Napolitano, che ha promesso una maggiore sobrietà, ma non la cancellazione totale dell’evento. D’altra parte come ci ricorda Gramellini, la maggior parte dei soldi è stata già spesa, ma sarebbe stato ugualmente un segnale forte. Anche per i militari stessi, che più di ogni altra persona aspettano con grande attesa la parata. Sarebbe una grande dimostrazione di attaccamento alla Repubblica se da loro partisse la richiesta di “rivedere” la portata della sfilata, esibendo così una comprensione fuori dal comune dei sentimenti di molti italiani. Ma nell’Italia degli interessi particolari non siamo abituati a questi gesti.

Se togliamo il sapore ideologico a questo evento “muscolare” resta comunque da capire il senso della parata, come se la Repubblica Italiana si identificasse esclusivamente con i valori militari, incentrati sulla forza e sull’onore. Su questo punto ho trovato molto incisiva una nota su Facebook di Enrica:

Molto indicativa questa rivolta di parte del web e delle organizzazioni non governative per “modificare” la festa del 2 giugno. Più che l’annullamento si chiede infatti di evitare l’usuale modo di festeggiare la Repubblica con una grande parata delle forze armate. Indicativa perché da un lato è evidente che per i cittadini il 2 giugno ha smesso da tempo di essere la festa della Repubblica, mentre è percepito (grazie all’uso di festeggiare con la parata) come il giorno delle Forze Armate (in realtà 4 novembre). Questo fatto dovrebbe far meditare il nostro Presidente, molto attento ai significati storico-simbolici delle feste nazionali, sul cambiamento da tempo in atto nell’opinione pubblica. Patria e Repubblica non sono più identificati con la forza militare che le difendono, ma con il bene comune, la solidarietà, la fratellanza. Dovrebbe trarne le dovute conseguenze: lasciare al 4 novembre la giusta celebrazione di chi ci difende e modificare il 2 giugno adeguando la festa all’ormai diverso sentimento repubblicano. Nel sito della festa si legge che il 2 giugno equivale al 14 luglio francese o al 4 luglio americano: mi spiace ma da tempo non è più così. Perché sia recuperato quel valore si deve creare veramente una festa della Repubblica


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