La morte della “tecnica”

“Non ci sono soldi”. “E’ un momento difficile”. “La crisi impone sacrifici”. Con queste parole si taglia la voce a ogni possibile proposta, a ogni discussione costruttiva, a ogni possibilità di correggere le molte storture che imperversano nel Paese. E’ tempo della tecnica, non intesa come mancanza di politica, ma come il trionfo della freddezza dei numeri e dei conti: spread, PIL, debito pubblico sono tutti termini del lessico economico, che dicono poco della reale qualità della vita.
Eppure solamente nella giornata di ieri la Politica, quella con la p maiuscola, ha inferto due sonori “pugni” alla rigidità della tecnica, grazie ai due leader progressisti più carismatici:
– Se il buongiorno si vede dal mattino, Hollande ci promette grandi cose. Uno dei suoi primi provvedimenti è stato infatti quello di ridurre del 30 per cento il suo stipendio e quello dei membri del governo. Una misura simbolica, ma che sottolinea la condivisione del sacrificio. Ma il secondo provvedimento è ancora più interessante: sarà stabilito un tetto alle remunerazioni dei dirigenti del settore pubblico. Verrà fissata una regola: la forbice salariale dovrà essere compresa fra 1 e 20 ovvero un presidente e/o un amministratore delegato di un’azienda pubblica non potrà guadagnare più di venti volte del suo dipendente meno pagato. Un decreto di equità, nella convinzione che al successo di un’azienda partecipano tutti i lavoratori, dal primo all’ultimo. Se poi i conti permettono di alzare lo stipendio dei “capi”, adesso almeno devono alzarlo per forza anche ai meno pagati. E non si dica che i migliori manager allora non andranno a lavorare per il pubblico: ho la speranza di dire che ci saranno sempre grandi figure che non mettono come priorità il denaro, ma l’idea di fare bene per la collettività.
– Il primo presidente americano nero adesso è anche il primo presidente che dice sì ai matrimoni gay: “Le coppie dello stesso sesso devono avere la possibilità di sposarsi”. Una dichiarazione che spazza ogni dubbio, parole forti all’inizio di una campagna elettorale che si preannuncia dura. Un modo per sviare l’attenzione dall’economia americana in sofferenza o la consapevolezza di riconoscere un diritto per le coppie omosessuali? Vedremo come darà seguito a queste dichiarazioni che possono finalmente dare sollievo alle migliaia di coppie che aspettano con grande ansia il momento del riconoscimento del loro amore. Resta però la forte valenza politica della sua affermazione.

E in Italia ovviamente restiamo al palo, con il PD imbalsamato in un tentativo di “scaldare” la freddezza del governo. Eppure se nel 2013 vogliamo vincere sono necessarie queste prese di posizioni forti, a sostegno dell’equità e dei diritti di tutti. Anticipare i temi che la società ci chiede, senza aspettare una dichiarazione tardiva. Come nel caso dei finanziamenti ai partiti. Plaudo all’emendamento PD che taglia del 50% l’ultima mandata di rimborsi elettorali, ma la portata politica è stata “annacquata” dall’aver voluto aspettare lo scoppio dello “scandalo” prima di mettere mano a una riforma seria del finanziamento ai partiti.
Adesso occorre lanciare messaggi di rottura con il passato, in una lunga campagna elettorale che ci porterà al voto nel 2013. E il paradosso è che altri leader progressisti ci hanno dato “gratis” politiche a costo zero. Alla faccia della “tecnica”.


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