Democrazia che vieni, democrazia che va.

Mai come oggi sono apparsi tanto evidenti i limiti  della sovranità degli stati nazionali e delle istituzioni “democratiche” che li governano. Costretti ad adeguarsi ai vincoli imposti dai mercati e alle decisioni assunte dalle autorità sovranazionali. Politiche e istituzionali, ma soprattutto monetarie ed economiche. Mai come oggi gli “esperti” hanno assunto potere, a livello globale. […] Tanto che la maggioranza assoluta degli italiani (intervistati in un sondaggio Demos, marzo 2012)  –  per la precisione, il 52%,  –  approva l’idea che “la democrazia può funzionare anche senza i partiti”. Cioè: 10 punti più di un anno e mezzo fa. Immaginare una democrazia senza partiti, però, significa mettere in dubbio l’utilità della democrazia rappresentativa, tout-court.

Ilvo Diamanti oggi su Repubblica enfatizza come ci sia un calo di democrazia. Non del numero totale dei paesi democratici, ma della qualità stessa della democrazia. E proprio ieri ci sono state due notizie che possono dare sostegno a questa tesi. In Birmania, paese retto da una giunta militare, si sono svolte elezioni per alcuni posti in Parlamento. Dopo tanti anni ha potuto partecipare anche la Lega nazionale per la democrazia, il partito del Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, che segnano il suo ritorno in Parlamento dopo 15 anni di detenzione di cui gli ultimi sette ai domiciliari. In queste elezioni parziali erano in palio 45 seggi e sembra che la maggioranza abbia votato per la Lega nazionale per la democrazia, garantendogli ampia rappresentanza.
Un piccolo passo per la democrazia in Birmania, dopo i violenti scontri degli ultimi anni.

Ma se da una parte del mondo la democrazia sembra rinascere, qui nel nostro paese, nell’Occidente “civilizzato” assistiamo a un duro colpo per il governo dei cittadini: come ci dice la Stampa, Maria Carmela Lanzetta, 57 anni, ha gettato la spugna. Tre giorni fa ha rassegnato le dimissioni da sindaco di Monasterace, piccolo centro della costa ionica in provincia di Reggio Calabria, dopo l’ennesima intimidazione subita: colpi di pistola contro la sua auto e contro la serranda della farmacia di famiglia. Nove mesi fa il messaggio era stato ancora più inquietante: la farmacia distrutta dalle fiamme e la famiglia scampata solo per un pelo al fuoco e al fumo. Oggi il sindaco, eletta un anno fa a capo di una coalizione di centrosinistra, ha solo parole di amarezza. «Mollo perché non sono nelle condizioni di svolgere la mia funzione di primo cittadino. Non solo e non tanto per le minacce e le intimidazioni, ma perché non ho gli strumenti per realizzare ciò che avevo in mente. Non ho mai percepito un euro di indennità, mai una missione pagata, sono sempre andata incontro a sacrifici immani per il paese ma ora devo fermarmi, perché non ha senso continuare».

Parafrasando De André: Io ti ho amato sempre, non ti ho amato mai, Democrazia che vieni, democrazia che va.


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