[Pisa] Sicurezza: abbiamo bisogno di paura o di serenità?

Grande amarezza per il pestaggio avvenuto sabato sera in via Gori, nel centro della città. Non solo perché conoscevo la vittima dell’ignobile furto, ma più che altro perché alimenta paure che immaginavamo lontane. Cosa è stato? Un episodio occasionale o come scrive “il Tirreno” una banda che semina il terrore in città?

Eppure le migliaia di persone che popolano il centro fino a tarda notte non possiamo considerarle tutte coraggiose, gruppi di giovani e meno giovani sprezzanti del pericolo che si riversano nelle vie del centro dominate dalla malavita. Pisa non è il Bronx, non è il Far west. E’ una città come tante altre, con i suoi problemi di “piccola metropoli”: addirittura secondo i Carabinieri e Polizia i dati dell’ultimo anno vedono una flessione del 3,3% dei reati.  C’è un allarme sicurezza? No, non è un allarme, è la triste normalità, con gli atti di violenza e di illegalità che vanno combattuti strenuamente e senza sosta, con le poche risorse di cui disponiamo. Ben venga l’appello del Sindaco al Governo di incentivare il numero di forze armate, drammaticamente in numero insufficiente nel vasto territorio del Comune di Pisa.  Ma non basta. Non sarà mai possibile controllare ogni quartiere, ogni strada, ogni angolo, ogni centimetro della città. Secondo me la militarizzazione può generare altre paure. In un paese blindato viviamo impauriti, non rassicurati. Ci si abitua alla presenza delle forze armate, per poi sentirsi deboli e perduti quando non sono presenti. Questo è un periodo in cui ci allarma il lavavetri, un parcheggiatore abusivo, un venditore di merci contraffate, che sono rispettabili allarmi, ma attenzione a ricondurre sempre l’incertezza agli effettivi fatti di cronaca.

E in questo clima di smarrimento e difficoltà si riaffaccia l’opportunismo della Lega Nord, con una lettera ai giornali pisani dove ripete la sua visione  di una società, intollerante, xenofoba, che indica come capro espiatorio di tutti i mali l’ultimo arrivato. A tratti spaventosamente e odiosamente  razzista. Ma utilizza un linguaggio vecchio e da disinnescare, che non ha portato nessun giovamento: si chiedono le ordinanze (anche quando sappiamo che sono state dichiarate incostituzionali), si scrive che il centro è in mano agli extra-comunitari (ma non era la “movida” il problema?), si fomenta la caccia all’immigrato, casa per casa, per stanarli. E poi la chicca finale:  “[Il Sindaco] può utilizzare la polizia municipale non per tartassare con le multe i cittadini onesti, ma per presidiare il territorio”. Come se la polizia municipale si inventasse multe a caso e non come conseguenza di atti illegali. Chi rispetta le regole non prende le multe. Punto. Ma ormai il linguaggio dell’odio non paga più. I sedicenti leghisti al governo per 4 anni, hanno fatto flop. La loro politica sulla sicurezza si è rivelata fallimentare. Qualcuno si ricorda delle ronde?

Mentre la Lega e il loro linguaggio hanno fatto il loro tempo, resta il problema di come aumentare la “sicurezza”, intesa come riconquista della serenità, dell’abbattimento della paura, per vivere pienamente la città. Per questo occorrerebbe agire con una visione lunga. Disporre di valori forti. Servirebbero attori politici e sociali disposti a lavorare insieme. In nome del “bene comune”. Ispirati da una fede o almeno da un’ideologia provvidenziale. Pronti a investire sul futuro. Studiamo insieme un nuovo modo per garantire la sicurezza liberandoci dai tabù ideologici e garantendo il rispetto e la dignità di tutti . Mentre ora domina il marketing. Trionfa il mercato della paura. Dove non esiste domani. È sempre oggi. È sempre campagna elettorale. Che l’angoscia sia con voi, io continuerò a girare per le strade del centro, senza giubbotto antiproiettili.

 



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