Se anche l’America si sveglia…

Proprio da New York,  dove è partita la corsa al consumismo sfrenato, inizia la protesta americana. Iniziata da più di 3 settimane,  “Occupy wall street”, sta ottenendo consensi e importanza. Iniziata in sordina, snobbati dai media tradizionali, gli attivisti non hanno mollato e sono cresciuti in numero e in importanza. Non si sono scoraggiati, ma hanno piantato tende e tendoni per un tempo indefinito. Hanno tempo. Roma non è stata costruita in un giorno. Non saranno organizzati come i manifestanti di Piazza Thair o gli indignados spagnoli, ma hanno dalla loro un arsenale ultratecnologico, da fare invidia a qualsiasi dipartimento IT. Wimax, livestreaming, smartphone sono le loro armi, per una protesta iniziata naturalmente da Internet. Cosa chiedono? Con chi sono arrabbiati?

Essersi accampati vicino Wall Street segnala il loro obiettivo: la finanza. Quella che ha causato numerose crisi e che  sta trascinando a fondo le società occidentali. Quella che ha spodestato la sovranità popolare mettendo al centro delle decisioni il potere economico. Quella che prima chiede l’aiuto dello Stato per salvarsi, per poi ripetere gli stessi errori.

Vogliono diminuire le diseguaglianze, si definiscono “l’altro 99%”, visto che dalle statistiche   l’1% degli americani ha il 50% delle ricchezze nazionali.  Vogliono più diritti per i lavoratori, un’educazione migliore, una sanità pubblica. Vogliono una democrazia vera, diretta, che permette di far partecipare tutti nel processo decisionale.

Su questo punto è intervenuto Michael Moore, uno dei tanti  che ha visitato la piazza in protesta:

Quando gli antropologi ci studieranno tra 400 anni – se davvero il mondo resisterà così a lungo – diranno: “Guardate queste persone. Pensavano di essere libere. Pensavano di vivere in democrazia, ma passavano dieci ore al giorno in una situazione totalitaria, permettendo all’1 per cento più ricco di avere più sicurezza economica del sottostante 95 per cento. Rideranno di noi, come noi oggi ridiamo delle persone che 150 anni fa mettevano le sanguisughe sul corpo della gente pensando di curarla.  Dicevano: oh, sarà uno di quei numeri che Michael Moore butta giù. Beh, è una statistica vera: verificata da Forbes e da PolitiFact. Le 400 persone più ricche di questo paese hanno più ricchezza che 150 milioni di persone messe insieme! Ma questa non si può chiamare democrazia. La democrazia implica una qualche sorta di eguaglianza: una qualche sorta di egalitarismo. Io non dico che ogni pezzo della torta dev’essere della stessa misura: però non siamo andati ormai oltre?

Democrazia. Letteralmente “potere del popolo”. E’ davvero così? I numerosi movimenti globali che chiedono più “democrazia” non hanno forse ragione? Non sono forse figli del nostro tempo? Spagnoli, americani, arabi e tanti altri uniti solo da un desiderio di maggiore democrazia politica e, soprattutto, economica. Un movimento globale che mira a ridurre le diseguaglianze , che si allargano sempre di più. La piazza come casa, la rete come megafono.

Solo chi li ascolta potrà costruire il futuro.

 

 

 


Pubblicato

in

da

Tag:

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *