Troppe parole sono state spese in queste settimane sul fine vita. Parole di rabbia, di disprezzo, di odio. Parole usate per convincere altre persone sulla certezza delle proprie convinzioni. Abbiamo assistito ad uno spettacolo aberrante, che ha causato addirittura una crisi nelle istituzioni senza precedenti. C’è stata molta, troppa disinformazione, che ha creato solo maggiore confusione e disagio. Ci siamo intromessi prepotentemente nella vita di una persona,che non nominerò per rispetto, come ospiti non graditi di un dramma che doveva restare in famiglia. Ci siamo riempiti la bocca con il suo nome, cercando di capire cosa provava, se era capace di un’emozione, di un sentimento, di un sussulto. Aspettavamo da lei un segnale, un tremito di ciglia, uno sbadiglio, qualcosa che rafforzasse le nostre fragili certezze, non importa se erano riflessi automatici dell’incoscienza.
Abbiamo sparlato di un padre, così forte e coraggioso, pronto a sacrificarsi moralmente per far rispettare le sue volontà. Sono inorridito quando il capo del governo ha detto che per quel padre la sopravvivenza della figlia era un gravame, non conoscendo per niente il suo tormento, la sua disperazione.
Hanno speculato sulle capacità fisiche di ripresa di una donna che è stata in coma per 17 anni, vomitando favole sulla possibilità di generare figli da parte di questa donna, sulla possibilità di sentire il tepore del sole o il brivido di un tocco per biechi e spregevoli fini di consenso.
Una donna è stata usata, strumentalizzata, quasi annullata nella riduzione a puro simbolo e pretesto feroce di una battaglia di valori. Abbiamo assistito all’umiliante degradazione della politica,scoprendo la ferocia e la crudeltà della destra italiana, così avida di potere e aliena al rispetto delle istituzioni.
Non so se sono insensibile o un mostro, ma quando è morta quella persona ho tirato un sospiro di sollievo e ho voluto chiederle scusa.
Tutto questo poteva non succedere se avessimo fatto come in tutti gli altri stati europei una legge sul testamento biologico.
Voglio ribadire che il testamento biologico non è assolutamente eutanasia, come invece ci vogliono far credere. Eutanasia significa letteralmente “dolce morte” e indica il porre fine alla vita di una persona malata, in risposta a una sua specifica richiesta, che viene espressa in piena coscienza perché egli giudica insopportabile la condizione di sofferenza causata dalla sua malattia.
Il testamento biologico riguarda invece i casi in cui il malato, al contrario, non potesse, per una sopravvenuta incapacità – come nel caso di un grave incidente – esprimere consapevolmente e personalmente la propria volontà circa le cure a cui desidera o non desidera essere sottoposto. Quindi è vero che testamento biologico ed eutanasia riguardano il tema ”fine della vita” ma sono due problemi diversi e logicamente separati.
Con il testamento biologico la persona, nel pieno delle sue capacità, esprime le sue direttive anticipate, da utilizzare nel caso in cui non potesse più far valere di persona le proprie scelte. È uno strumento di autodeterminazione del malato ed è la logica estensione del concetto di “consenso informato alle cure”, che è accettato da tutti.
Anzi, in Italia è obbligatorio per legge da parecchi anni. E le direttive anticipate possono anche includere precise clausole di esclusione dell’eutanasia, anche qualora fosse riconosciuta dalla legge.
Vorrei richiamare inoltre alcuni capisaldi giuridici in materia:
a) La Convenzione di Oviedo, che l’Italia ha sottoscritto e di cui è stata approvata la legge di ratifica
b) La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea protegge il diritto alla vita (art.2) e il diritto all’integrità della persona (art.3) nel titolo dedicato alla Dignità, che è anche il primo, fondamentale diritto della persona (art.1).
c) La Costituzione italiana, che tutela l’autodeterminazione all’art. 13, configura all’art. 32 il principio del consenso come elemento coessenziale al diritto alla salute, e prevede che anche nei casi in cui il legislatore si avvalga del potere di imporre un trattamento sanitario, “in nessun caso possa violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Tale dignità non può essere intesa solo in un senso affidato a criteri oggettivi, ma implica il rispetto dell’identità senza la quale cade la ragion d’essere della dignità dell’uomo.
Il testamento biologico è in discussione in Parlamento, ma sembra che ne verrà fuori una legge iniqua che non rispetta il diritto del malato a sospendere le terapie. La proposta di legge in discussione al Senato viola il diritto costituzionale di rifiutare le cure che oggi è uno dei pilastri della tutela della persona. La proposta afferma che il rifiuto all’idratazione e alla nutrizione artificiale non può essere inserito nelle dichiarazioni anticipate. Questo perché sono considerate forme di sostegno vitale finalizzate ad alleviare le sofferenze. A parte il fatto che non è vero: in molti pazienti terminali affetti da tumore un’idratazione corretta sarebbe fonte di ulteriore sofferenza. “
Ma perché se siamo lucidi possiamo rifiutare cibo e acqua, mentre se siamo affetti da una malattia che ci toglie la possibilità di esprimerci allora perdiamo pure questo diritto? Molti affermano che rinunciare a un trattamento salvavita è eutanasia, negando l’articolo 32 della costituzione. Ma allora, su cosa potremo pronunciarci? Io non vorrei mai finire la mia esistenza in stato vegetativo. Perché la società dovrebbe obbligarmi a questo? Il nostro ordinamento stabilisce i diritti e doveri che abbiamo nei confronti degli altri. Non entra nell’intimo rapporto che ognuno ha nei confronti di se stesso. Il tentato suicidio non è reato in Italia. La Costituzione vieta la tortura ma l’autoflagellazione o il cilicio non sono reato. Io mi batterei fino in fondo affinché un mio concittadino ammalato che desideri andare avanti con tutti i trattamenti possibili (ventilazione, nutrizione, dialisi e quant’altro) possa riceverli gratuitamente dalla società. Ma mi batterò fino in fondo affinché la stessa società non imponga a nessuno un trattamento che questi non voglia ricevere, in qualsiasi condizione egli si trovi.
Dunque questa proposta di legge è un passo indietro, una legge che non ci dice che vengono introdotte le direttive anticipate ma ci dice esattamente il contrario: in Italia non c’è il testamento biologico e non ci sarà mai.
Noi nella nostra mozione vogliamo sensibilizzare senza strumentalizzazioni la cittadinanza a questo tema delicato e in questo momento di vuoto legislativo impegniamo il Sindaco e il Presidente del Consiglio all’istituzione di un Registro che raccolga, autentichi e conservi le direttive anticipate dei cittadini Pisani e non. Abbiamo indicato un modello diffuso dalla Fondazione Veronesi, che si è sempre impegnata in questo difficile campo. Questo registro darà la libertà di scegliere della propria fine-vita, uno strumento che aiuterà il medico di fronte a delle drammatiche decisioni, in attesa dell’arrivo di una legge giusta e rispettosa del diritto dell’uomo di decidere sulla propria vita.
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