Non è facile commentare quello che sta succedendo a Gaza. Anni di lotte, di guerre, di tradimenti, di patti non rispettati hanno minato ogni razionalizzazione del conflitto e reso difficile ogni analisi. Chi è il “cattivo”? Israele che con la sua soverchiante forza militare sta massacrando un popolo, o Hamas, che nel suo statuto si professa di annichilire Israele e lancia razzi verso civili?
Di sicuro posso dire chi sta soffrendo di più, ed è il popolo palestinese, da non confondere mai con Hamas.
In quasi 20 giorni di offensiva israeliana, le vittime civili sono più di mille. Di questi mille più di 300 sono bambini . Un giusto prezzo per la sicurezza di Israele? Un sacrificio in nome della futura pace? Scudi umani da parte di Hamas per alimentare l’odio contro Israele?
Ci si stupisce e ci si indigna quando Hamas dice di avere migliaia di kamikaze a sua disposizione pronti a farsi esplodere. Ma si è mai pensato come mai? Quando un popolo vive nella povertà, nell’ingiustizia, gli rimane solo la forza della disperazione che porta inevitabilmente a scelte estremiste, come è stata l’elezione di Hamas nel Gennaio 2006. Una vittoria senza violenza, dettata solo dall’odio verso Israele e dalla consapevolezza dell’incapacità delle forze internazionali di creare tavoli di pace duraturi ed efficaci.
Come tutti gli estremismi anche Hamas ha solo peggiorato le cose, creando un’escalation di violenza che ha portato alla guerra civile e a un nuovo tipo di guerriglia con Israele: il lancio di razzi verso edifici: nel 2007 più di 2.000 sono stati i missili Qassam e le granate di mortaio palestinesi lanciati su Israele dalla striscia di Gaza, cioè il doppio di quelli lanciati nel 2006. Nel 2007 i lanci hanno causato la morte di due israeliani e 60 feriti.
Durante il giugno del 2007 la tensione tra Hamas e al-Fath, il partito del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese residente in Cisgiordania, sfociò in scontri aperti tra le due fazioni che in pochi giorni fecero oltre un centinaio di morti. Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare efficace e violenta, conquistò la sede militare dell’ANP arrivando di fatto al controllo dell’intera Striscia di Gaza.
Dove era L’unione Europea quando si combatteva per le strade di Gaza? Dove erano gli Stati Uniti che, come hanno fatto per Israele, potevano aiutare militarmente il partito di al-Fath, l’unico interlocutore per un possibile dialogo di pace?
Hanno preferito lasciare che i due partiti si scannassero, creando altra devastazione e morte, terreno fertile per Hamas. Erano forse distratti dai problemi della guerra in Iraq? Pensavano forse che al-Fath e hamas si sarebbero distrutti a vicenda, eliminando il problema?
Cosa hanno fatto Ue e Usa? Considerando Hamas un’organizzazione terroristica, interruppero l’invio degli aiuti verso la Striscia di Gaza, alimentando sempre di più la crisi nel già martoriato popolo palestinese.
Iniziò contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas ed Israele che vide, da parte palestinese, il lancio di razzi Qassam e tiri di mortaio contro installazioni e città israeliane e, da parte israeliana, un embargo verso la Striscia, missioni di guerra e cosiddetti assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi per la sua sicurezza. La striscia di Gaza è sotto assedio.
E il popolo palestinese continua la sua inesorabile discesa verso condizioni disumane, in una spirale di carestie e disperazione.
Nell’ambito di una tregua di sei mesi, mediata nel giugno 2008 dall’Egitto, Hamas accettò di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. Il cessate-il-fuoco, però, non fu completamente osservato, soprattutto da parte israeliana: si sono contati 49 palestinesi uccisi nel periodo di tregua. Inoltre Israele non ha rispettato la parte centrale dell’accordo, che prevedeva l’alleggerimento del blocco: invece dei 450 camion di aiuti giornalieri previsti, al massimo a una settantina era concesso attraversare i confini di Gaza, aggravando le condizioni di vita di una popolazione che sopravvive in gran parte grazie ad aiuti umanitari. Israele il 4 novembre ha violato per prima i termini della tregua, e precisamente , con un attacco dentro il territorio di Gaza che ha ucciso 6 palestinesi.
Forse Hamas trova la scusa per iniziare di nuovo con il lancio di missili, continuando per un mese a far piovere razzi su Israele. Personalmente mi sembra veramente un’arma da disperati, usata solo per creare terrore nelle zone di confine e per provocare Israele, perché i danni agli edifici è minimo. Ho fatto una ricerca per quantificare i morti e non sono riuscito a trovare niente se non la notizia di un ordigno lanciato da Gaza verso il territorio israeliano che è caduto per errore su una casa palestinese a Bet Lahiya, uccidendo due giovani sorelle di 5 e 13 anni.
Di fronte a una continua offensiva di Hamas non si può non reagire. Il problema è che ci sono svariati modi per farlo. Israele ha scelto una strada, quella della violenza estrema, assolutamente non condivisibile. Un bombardamento a tappeto, indiscriminato, voluto per infliggere una punizione ad Hamas. Un’invasione che semina terrore, morte e distruzione. Golia contro Davide. Emblematiche le immagini di palestinesi che tirano sassi ai tank israeliani. Una potenza nucleare contro un popolo ridotto allo stremo delle forze, con tecnologie arretrate. Un atto di forza che ricorda le rappresaglie naziste del ”per ogni tedesco morto, 10 civili trucidati” (in questo caso molti di più).
Questo è il drammatico scenario riportato da una delegazione di europarlamentari, in visita nella Striscia di Gaza, durante una fragile pausa:
Rafah, nella striscia di Gaza, è una città fantasma. Palazzi sbriciolati, come se una gigantesca mano li avesse accartocciati e rigettato a terra quello che ne rimaneva, polvere, rovine e morte. Nelle poche strade ancora percorribili solo macchine saltate in aria, sventrate dalle esplosioni, che esalano quell’odore acre della plastica bruciata. E poi scarpe abbandonate, borse, mucchi di stracci che qualcuno in fuga ha pensato fossero troppo ingombranti mentre si corre tra una bomba e l’altra in cerca di un possibile rifugio. In giro non c’è un’anima viva. Sedici giorni di bombardamenti continui hanno riportato Rafah a un Medio Evo moderno.( repubblica.it)
Hamas è una cellula terroristica, non c’è ombra di dubbio, ma se il terrorismo è “una forma di lotta politica che consiste in una successione di azioni clamorose, violente e premeditate (attentati, omicidi, stragi, sequestri, sabotaggi, ecc.) ai danni di nazioni, governi, gruppi etnici o fedi religiosi che si basa sul creare terrore nella popolazione”, allora cari miei, Israele sta commettendo terrorismo di stato e non legittima difesa. Quando si bombardano indiscriminatamente case, moschee, scuole perché si pensa che ci sia una figura legata ad Hamas non pensando alle possibili perdite civili, io lo chiamo terrorismo.
Se Hamas si vanta di avere camionate di kamikaze è perché siamo stati noi a crearli. Ogni padre che ha perso un figlio, ogni fratello che ha perso un familiare, ogni famiglia che ha perso la casa. Tutte persone disperate che alimentano il bacino di Hamas e vengono spinte ad atti contro natura, dettati solo dall’odio di chi ha provocato il male e indottrinati dai fanatici della religione.
La soluzione? Se fosse così facile non si sarebbero versati fiumi d’inchiostro. Le proposte più sensate sono:
– Immediata cessazione di ogni tipo di ostilità
– Ripresa di un piano di aiuti umanitari
– Togliere l’embarco a Gaza
– Forza internazionale a pattugliare il confine
– Rilancio di Al fatah come forza interlocutrice per la pace
Né con Hamas, né con Israele. Io cerco di lottare per non vedere più questo .
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